““Realismo, neorealismo e realtà”
Torino, MEF – Museo Ettore Fico
28 ottobre 201629 gennaio 2016
La mostra è la prima di tre che presenteranno al pubblico una fra le più importanti raccolte internazionali di fotografia vintage: la collezione Guido Bertero.
Da Berengo Gardin a Giacomelli, da Migliori a Patellani, fino a Ghirri e Fontana, – senza dimenticare i “paparazzi” come Secchiaroli – la collezione racconta la storia dell’Italia, fra società e costume, nel secolo scorso. Un fondo di oltre 1500 opere costruito negli anni con coerenza, lungimiranza e acume critico e che, fin dall’inizio, ha equiparato i fotografi italiani a quelli internazionali come Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Paul Strand e Walker Evans.
La mostra racconta in dieci sezioni i cambiamenti sociali, economici e di costume che hanno riguardato il nostro Paese dagli anni Trenta al Sessantotto. Un grande affresco
visivo, costituito da 261 scatti d’epoca, che ritrae un’Italia nel suo epocale cambiamento. Sono gli anni delle migrazioni da sud a nord, della ricostruzione del Dopoguerra e del boom economico. Anni di fondamentale importanza che hanno ridefinito il carattere e l’identità di una nazione frammentata dalla guerra e dalle differenti realtà culturali. Oggi più che mai, possiamo rileggere questa storia come un percorso non concluso, dove le etnie sono mutate ma le istanze, le problematiche e le urgenze restano le stesse. Gli esodi, le trasformazioni urbanistiche, il cambiamento religioso, l’evoluzione culturale e quella economica, ieri come oggi, sono stati un problema nevralgico per il nostro Paese che risulta ancora come luogo
di passaggio, di transito, di spostamenti e di inneschi di popoli che, in un continuo anelito di pace e di bisogno di benessere, utilizzano l’Italia come luogo di passaggio verso quel “sogno” che è racchiuso in una sola parola: libertà.
Un periodo d’oro dell’arte, della letteratura, del design, della moda e della fotografia italiana con cui l’Italia si impose nell’immaginario collettivo internazionale. Un processo messo in atto proprio dai linguaggi “neorealistici” della fotografia e nel cinema da registi come Rossellini, De Sica, Visconti, Germi, Castellani e Lattuada e da fotografi come De Biasi o Migliori.
In mostra il racconto del cambiamento della Sicilia di Enzo Sellerio, della Puglia di Mario Giacomelli, dell’Emilia di Nino Migliori fino ai ritratti dei braccianti di Fosco Maraini e ai minatori di Federico Patellani.
La mostra, come il catalogo di accompagnamento che riproduce fedelmente i 261 scatti esposti, è suddivisa in dieci sezioni a cui è stato dato un titolo evocativo o direttamente desunto da quelli cinematografici o letterari dell’epoca. Una breve nota introduttiva racconta la scelta che si è voluta operare sia da un punto di vista formale ed estetico che da uno puramente sociologico e antropologico.
1 Paisà,RobertoRossellini,1945
Volti che guardano fissi nell’obbiettivo. Duri, tenaci eppure dolci e saturi di storie semplici e intense. Sguardi di contadini, madri, minatori, gente umile e serena, caparbia e determinata in cui si legge un’onestà d’altri tempi. La vita per loro non ha riservato agi, né scorciatoie, ma tutto è stato sudore e fatica, eppure su questi umili volti si scorge la serenità del giusto e del forte.
2 Il futuro ha un cuore antico, Carlo Levi, 1956
Immagini senza tempo i cui personaggi paiono usciti da una tragedia greca millenaria. Le tradizioni, i costumi, la forza dei volti scavati dalla fatica appaiono come antiche divinità ancestrali. L’Italia affonda le sue radici nella storia mediterranea. Il mare e le montagne, la pelle e gli sguardi della gente si plasmano quotidianamente con il sole violento che tutto asciuga e scava. I gesti, semplici
e ieratici, celano una tradizione persa nella notte dei tempi facendo apparire le persone come sculture dinnanzi a un oracolo.
3 Giorni di gloria, Luchino Visconti, 1945
I graffiti hanno da sempre rappresentato la voce nascosta del popolo. Già a Pompei, sui muri della città, mani anonime avevano lasciato segni incisi nella pietra, nel tufo e nell’intonaco.
Altre scritte, manifesti politici e pubblicitari, segnano la storia e il suo passare. Copertine di riviste e giornali appesi in edicola appaiono anch’esse come un invito all’informazione già manipolata dai media dell’epoca.
4 Il cammino della speranza, Pietro Germi, 1950
La valigia di cartone legata con le corde, paradigma della migrazione dal sud verso il nord, è soggetto principale e simbolo, come il treno, di innumerevoli rappresentazioni filmiche dell’esodo italiano e del trasferimento di migliaia di nuclei familiari, in cerca di lavoro, dalla campagna alla città.
Simbolo di speranza, di voglia di cambiamento, di sradicamento e di rivoluzione epocale del territorio italiano che da rurale diventava cittadino, la valigia raccoglie e contiene le mille storie degli emigranti. Il contadino si trasforma in operaio, la massaia in casalinga, le case coloniche in appartamenti, i campi in prati periferici e le vie cementificate e asfaltate riplasmano anime e vite. Pasolini, santo laico e coscienza sociale, racconta le periferie in film capolavoro attraverso le maschere indimenticabili di Totò, di Citti e dei ragazzi di vita.
5 Viaggio in Italia, Roberto Rossellini, 1954
L’Italia è un diamante dalle innumerevoli sfaccettature che, ancora oggi, perdurano e si possono ritrovare da una regione all’altra, da paese a paese. L’Italia dei mille campanili, delle mille ricette, dei mille dialetti, delle mille regole e tradizioni.
L’Italia che si concede senza dare, quella che voltagabbana e cambia il corso della storia. Tutti fascisti oggi, tutti partigiani domani, tutti monarchici ma anche tutti repubblicani.
La grandezza degli italiani è infinita e la loro adattabilità camaleontica e gattopardesca si evolve plasmandosi con la storia, col potere e con le circostanze. Sciuscià per gli alleati, democristiani per la chiesa, lavoratori e sfaccendati, istrioni un po’ guitti e un po’ mattatori.
6a-6b Ivinti,MichelangeloAntonioni,1953
La guerra creò profondissime ferite sociali in cui, per chi era già in basso nella scala sociale, per difficoltà personali, per età, per censo o per cultura, non si sarebbe più risollevato. Baratri sociali causati dalla povertà, dalla miseria e dall’ignoranza, divennero ancora più profondi e insormontabili. Chi non aveva potuto o non aveva saputo reagire agli eventi e rigenerarsi attraverso il lavoro, si ritrovò ancora più emarginato e ancor più escluso. La mendicità e l’accattonaggio, la follia e l’isteria, divennero improvvisamente paradigmi di un disagio generale.
Persone con patologie mentali, schizofrenici e omosessuali, venivano accomunati a soggetti malati, incurabili, emarginabili, pazzi. La società cresceva, il benessere anche, la malattia e la diversità venivano considerate piaghe da escludere dalla vita e nascondere con vergogna da un’Italia sorridente, allegra e spensierata che finalmente aveva un’automobile per tutti, una lavatrice in ogni casa un figlio a scuola e i malati e i “diversi” nei ghetti.
7 I bambini ci guardano, Vittorio De Sica, 1943
Gli occhi di un bimbo riflettono immediatamente la sua storia. La speranza nel futuro e gli orrori della guerra, la povertà di una sorte ingrata e la spensieratezza inconsapevole della vita, il dover crescere a tutti i costi e in fretta illudendosi ingenuamente che il tempo dell’infanzia sia per sempre. Bambini che vendono sigarette di contrabbando o vestiti con le uniformi
da Balilla, la prima comunione e i giochi estivi, le scarpe rotte, i piedi nudi e la fame. Quei bambini di ieri sono gli adulti di oggi che hanno ricostruito l’Italia e testimoniano un’epoca che ci appare lontanissima. La memoria di ieri vive ancora nelle storie di oggi.
8 Poveri ma belli, Dino Risi, 1957
L’autopista, il jukebox, la Vespa e il rockandroll. Piste da ballo, amori rubati sulle spiagge, la città che inghiotte e cambia, un matrimonio, i figli.
Patty Pravo sembra una bambola che canta come una “Bambola”, il cielo è in una stanza, la tintarella si prende di notte con la luna piena e la città è vuota. Nel cielo che è “blu dipinto di blu” volano “le mille bolle” dello stesso colore. Le papere sono alte come i papaveri e le rose parlano d’amore. Gli italiani si identificano con Coppi e Bartali, le italiane vogliono essere Mina, sta per arrivare il Sessantotto e la Beat generation. Fra poco si spara!
9 Cinecittà
Tutto sta in un titolo: La dolce vita. Fellini, Sophia Loren, i paparazzi. Il mondo veniva a Roma e Roma era il mondo. La bella vita era quella spensierata dove i Vitelloni scorrazzavano per le strada sgombre di traffico per raggiungere i litorali marini e consumare la gioventù in un Sorpasso azzardato.
Il Vaticano, Coppi e la Dama Bianca, Hollywood sul Tevere, Alberto Sordi e Franca Valeri, Totò e Peppino, tutto veniva frullato dal pettegolezzo – non si chiamava gossip perchè l’italiano non era ancora una lingua imbastardita – la gente leggeva «Gente» e con «Oggi» non si pensava al domani.
10 Miseria e nobiltà, Mario Mattioli, 1954
Il disgregarsi dei confini regionali frantumò anche quelli sociali.
Se le gerarchie sociali venivano rispettate nei paesi d’origine, fuori dal territorio si potevano mescolare le carte. L’estrema permeabilità delle classi sociali italiane è stata anche la grandezza della generazione del Dopoguerra. Tutti avevano una chance e potevano far valere le proprie peculiarità. Nobili e poveri, ricchi e avventurieri, giovani e vecchi, tutti avevano finalmente un posto davanti all’obiettivo. I celeberrimi dieci minuti di notorietà di Warhol stanno arrivando
Elenco dei fotografi in mostra
Bruno Barbey, Gian Barbieri, Cesare Barzacchi, Valentino Bassanini, Carlo Bavagnoli, Aldo Beltrame, Gianni Berengo Gardin, Carlo Bevilacqua, Gino Bolognini, Gianni Borghesan, Giuliano Borghesan, Piergiorgio Branzi, Stefano Bricarelli, Giuseppe Bruno, Alfredo Camisa, Robert Capa, Mario Carbone, Lisetta Carmi, Henry Cartier Bresson, Tranquillo Casiraghi, Alfa Castaldi, Mimmo Castellano, Enrico Cattaneo, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Carlo Cisventi, Osvaldo Civirani, Cesare Colombo, Carlo Cosulich, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Carlo Dalla Mura, Gualberto Davolio Marani, Pasquale De Antonis, Mario De Biasi, Nino De Pietro, Antonio Del Tin, Augusto Di Giovanni, Paolo Di Paolo, Mario Dondero, Pietro Donzelli, Alfred Eisenstaedt, Tullio Farabola, Ferruccio Ferroni, Franci, Leonard Freed, Evaristo Fusar, Carlo Garrubba, Arturo Ghergo, Ghilllani, Mario Giacomelli, Giancolombo, Ando Gilardi, Marino Ingrosso, William Klein, Giuseppe Leone, Herbert List, Uliano Lucas, Ivo Maldolesi, Sante Vittorio Malli, Cecilia Mangini, Fosco Maraini, Thomas D. Mc Avoy, Mario Meloni, Pepi Merisio, Antonio Migliori, Ruth Orkin, Carlo Orsi, Enrico Pasquali, Federico Patellani, Angelo Pennoni, Tino Petrelli, Piatti A, Franco Pinna, Giovanni Battista Poletto, Marisa Rastellini, Stefano Robino, Fulvio Roiter, Chiara Samugheo, Walter Sanders, Nicola Sansone, Osvaldo Savoini, Gotthard Schuh, Ferdinando Scianna, Tazio Secchiaroli, Enzo Sellerio, David Seymour, Elio Sorci, Roberto Spampinato, Paul Strand, Renzo Tortelli, Arnaldo Vaselli, Piero Vistali, Pablo Volta, Cuchi White, Arturo Zavattini, Ugo Zovetti
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