Sono nato nel 1974 all'età di 14 anni da una Nikon F e dal desiderio di rivedere il senso delle cose.
Risiedo e lavoro nello spazio-tempo dello sguardo tracciando coordinate geoprofessionali transnazionali da un attico funzional-simbolista della Torino fluviatile.
Nel 1982, per 30 anni, mi sono fuso e confuso con la ragione sociale del mio foto-esistere moltiplicando coi nomi le metafore operative (...la Mediastyle è di David Vicario o David Vicario è della Mediastyle? Io sono suo, lei è mia o siamo entrambi nostri?).
Allertando gli alambicchi delle menti incasellate ho aggiunto un arch. sulla targhetta del citofono e nell'impronta della mia espressività in conseguenza di una tesi sulla semiotica visiva dell'immagine architettonica.
Non posso andare all'appuntamento con le citazioni: è troppo tardi per incontrare epigoni da profanare, è troppo presto per inseguire nuovi vati da emulare.
Non rinnego il passato e non vaticino il futuro, vivo il presente dell'eterno giocando con Man Ray, corteggiando Weston, meditando con Moholy-Nagy.
Diserto i poli estremi degli stilismi effimeri, le ridondanze facete, i minimalismi grevi.
Ambisco alla misura del significante che trasuda la significanza dell'immmensurabile.
Scrivo di luce con la luce, parlo delle cose per conto delle cose, rifletto sui riflessi delle mie riflessioni.